giovedì 3 settembre 2015

Recensione Libri

 Titolo: La ragazza con l'orecchino di perla
Titolo originale: Girl with a Pearl Earring
Autore: Tracy Chevalier
1ª ed. originale: 1999
1ª ed. italiana:   2000
Genere: romanzo
Sottogenere:storico
Lingua originale:  inglese
Edizione: Neri Pozza




''Sorrideva, e quando sorrideva il suo viso era come una finestra spalancata.''


 Delft, Olanda, XVII secolo. La vita scorre tranquilla nella prospera città olandese: ricchi e poveri, cattolici e protestanti, signori e servi, ognuno è al suo posto in un perfetto ordine sociale. Così, quando viene assunta come domestica in casa del celebre pittore Johannes Vermeer, Griet, una bella ragazza di sedici anni, riceve con precisione il suo compito: dovrà accudire con premura i sei figli dell'artista, non urtare la suscettibilità della scaltra suocera e, soprattutto, non irritare la sensuale, irrequieta, moglie del pittore e la sua gelosa domestica privata. Inesorabilmente, però, le cose andranno in modo diverso... Griet e Johannes Vermeer, divideranno complicità e sentimenti, tensione e inganni.


"Non è il quadro che è cattolico o protestante", spiegò, " ma chi lo guarda, e quello che lui si aspetta di vedere. Un quadro in una chiesa è come una candela in una stanza buia: serve a vedere meglio. E' il ponte tra noi e Dio. Ma non è una candela protestante o cattolica. E' una candela e basta."



Da amante della storia quale sono questo libro non poteva non piacermi. Ho apprezzato molto l’accurata ricostruzione di usi, costumi, tradizioni, quotidianità del XVII secolo in terra d’Olanda.
Molto bello dico davvero. Una storia intrigante e…sconvolgente! Prima di leggere il libro non conoscevo la storia, non sapevo che esisteva un film basato sul libro e non   immaginavo di esserne attratta così intensamente.


“I suoi occhi si fermarono su di me come una farfalla su un fiore, e non potei non arrossire.”


La lettura è abbastanza semplice, di solito nei libri classici o basati su storie classiche, il linguaggio è pesante e ci vuole un vocabolario vicino per capire a pieno ciò che si legge. Con questo invece è come se l’autrice fosse una mia vecchia amica e mi raccontasse una storia che aveva sentito dai nonni.


"L'innocenza di una serva, le ossessioni di un artista... un' avvincente  romanzo sulla natura dell' amore e dell' arte, che evoca meravigliosamente la vita del sedicesimo secolo"


Insomma mi sono ritrovata in questa piccola città, con poca gente e molte chiacchiere, con abiti antichi e caratteri forti. Ero io quella che pulivo, piangevo, mi fermavo a pensare con i piedi fermi sopra la stella a otto punte, facevo io la spesa per i padroni; è stato come se ad un tratto fossi stata teletrasportata in questa città e guardavo la storia andare avanti mentre passeggiavo con loro al mercato delle carni o del pesce o mentre aiutavo Griet a lavare i panni.
Non so come descrivere ciò che mi ha trasmesso il libro perché è complicato anche per me, vi spiego: ciò che ho letto, ciò che ho immaginato non mi sembra vero, mi sentivo in colpa per le monellerie di Cornelia, anzi avrei voluto essere lì per dargliene quattro, oltre a questo però c’era l’amore per Pieter, la passione di Vermeer e la famiglia povera ma felice, ma allo stesso tempo non mi sento di far parte in questa storia perché c’è troppo dolore, un dolore atroce che ti apre il petto in due e ti strappa il cuore  mentre ancora batte.


“Le donne dei suoi quadri… lui le tira dentro nel suo mondo. Tu ti ci potresti perdere.”


Non so se esserne attratta e felice e di rileggerlo altre cento volte o di lasciare che prenda polvere. (ok forse lo leggerò altre tre volte :D) Lo so in questo commento non sono coerente, ma non riesco ad immaginare una vita come quella di Griet, tra amore e odio, false speranze e dolore. Ma vorrei vivere quella vita per assaporare ogni minimo istante, per conoscere Vermeer, per dipingere insieme a lui i suoi quadri pieni di segreti.

“La schiena di una domestica fa sempre male. Questo è il destino delle domestiche.”

Un libro che mi ha lasciato molte ferite aperte ed alcuni ormai pronte alla guarigione.
Consiglio di leggerlo certo, consiglio di leggere il libro e in seguito vedere il film (a breve recensione film) e magari di commentare insieme ciò che ci ha trasmesso.
Finito di leggere ho cercato subito delle informazioni sui quadri, l’artista, la famiglia e tanto altro, ma non si conosce quasi nulla. La lettura mi ha trasmessa una curiosità pazzesca per i quadri che adesso non riesco a smettere di cercarli su internet ed ammirarli attraverso lo schermo.
Infine, penso e credo che l’autrice del libro dopo aver finito di scriverlo, è rimasta sulla sedia a contemplare il tutto, come del resto ho fatto io.


“Si, bè la vita è una cosa assurda. Ma se si vive abbastanza a lungo, non ci si sorprende di nulla.”

Lo so ho messo più citazione e frasi del libro più del dovuto ma già con esse capite ciò che trasmette l’amore per il libro e per la lettura!!






 Della vita di Vermeer si conosce molto poco: le uniche fonti sono alcuni registri, pochi documenti ufficiali e commenti di altri artisti. La data di nascita non si conosce con precisione, si sa solamente che venne battezzato il 31 ottobre 1632, nella chiesa protestante di Delft. Il padre Reynier era un tessitore di seta della classe media, che si occupava anche di commercio di opere d’arte. La madre Digna era di Anversa: sposò Reynier Vermeer nel 1615. Nel 1641 la famiglia acquistò una locanda, la Mechelen, dal nome di una famosa torre del Belgio, che si trovava nei pressi della piazza del mercato. Reynier affiancò al mestiere di mercante d’arte e tessitore quello di locandiere. Dopo la morte del padre, nel 1652, Joannes ereditò sia la locanda che gli affari commerciali del padre.


Nonostante fosse di famiglia protestante, sposò una giovane cattolica, Catherina Bolnes, nell’aprile del 1653. Fu un matrimonio sfortunato: oltre alle differenze religiose, la famiglia della donna era più ricca di quella di Vermeer. Sembra che egli stesso si fosse convertito prima del matrimonio, poiché i figli ebbero nomi di santi cattolici piuttosto che dei suoi genitori: inoltre, uno dei suoi dipinti, l’Allegoria della fede, rispecchia la fede nell’Eucaristia, ma non si sa se si riferisca a quella dell’artista o del committente.
Qualche tempo dopo le nozze, la coppia si trasferì dalla madre di Catherina, Maria Thins, una vedova benestante, che viveva nel quartiere cattolico della città: qui Vermeer avrebbe vissuto con la famiglia per tutta la vita. Maria ebbe un ruolo fondamentale nella vita del pittore: non solo la prima nipote venne chiamata con il suo stesso nome, ma anche usò la propria rendita per sostenere il genero che cercava di imporsi nel mondo dell’arte. Johannes e la moglie ebbero in tutto quattordici figli, tre dei quali morirono prima del padre.


La carriera:
 Il suo apprendistato cominciò nel 1647, forse presso Carel Fabritius. Il 29 dicembre 1653, Vermeer divenne membro della Gilda di San Luca. Dai registri di questa associazione di pittori si sa che l’artista non era in grado di pagare la quota di ammissione, il che sembrerebbe indicare difficoltà finanziarie. Successivamente la situazione migliorò: Pieter Van Ruijven, uno dei più ricchi cittadini, divenne il suo mecenate e acquistò suoi numerosi dipinti.
Nel 1662 Vermeer venne eletto capo della Gilda e confermato anche negli anni successivi, segno che era considerato un rispettabile cittadino. Tuttavia, nel 1672 una pesante crisi finanziaria, provocata dall’invasione francese della Repubblica Olandese, provocò un crollo delle richieste di beni di lusso come i dipinti e, di conseguenza, gli affari di Vermeer come artista e mercante ne risentirono, costringendolo a chiedere dei prestiti.
Alla sua morte nel 1675, Vermeer lasciò alla moglie e ai figli poco denaro e numerosi debiti. In un documento, la moglie attribuisce la morte del marito allo stress dovuto ai problemi economici. Catherina chiese al Consiglio cittadino di prendere la casa e i dipinti del marito come pagamento dei debiti: diciannove opere rimasero a Catherina e Maria, e di queste, alcune furono vendute per pagare i creditori.


Tecnica:
 Vermeer era in grado di ottenere colori trasparenti applicando sulle tele il colore a punti piccoli e ravvicinati, tecnica nota come pointillé, da non confondere con il pointillisme. La sua tecnica punta ad una resa più vivida possibile, con effetti, soprattutto di colore, che egli ricerca con un interesse quasi scientifico, considerando il soggetto una sorta di espediente: “le pitture di Vermeer sono vere nature morte con esseri umani”.
Non ci sono disegni attribuibili con certezza all’artista e i suoi quadri presentano pochi indizi dei suoi metodi preparatori.
Nel libro Il segreto svelato, il noto pittore inglese David Hockney, rifacendosi ai numerosi studi sull’utilizzo di strumenti ottici nella Pittura fiamminga, sostiene che Vermeer, come molti altri pittori della sua epoca, facesse largo uso della camera oscura per definire l’esatta fisionomia dei personaggi raffigurati e la precisa posizione degli oggetti nella composizione dei dipinti. Secondo la “tesi Hockney-Falco” (dal nome del pittore inglese e del fisico americano Charles M. Falco, che l’hanno resa celebre), l’utilizzo di questo strumento ottico giustificherebbe ampiamente la mancanza di disegni preparatori precedenti ai dipinti di straordinaria precisione “fotografica” e fisiognomica di molti artisti fiamminghi, come Van Eyck, e successivamente di epoca barocca, come Caravaggio o Velázquez, ed appunto dello stesso artista olandese. Ma soprattutto, secondo tale tesi, l’uso della “camera oscura” spiegherebbe anche alcuni dei sorprendenti effetti di luce dei quadri di Vermeer, in particolare i curiosi effetti “fuori fuoco” che si riscontrano in taluni dei suoi capolavori, dove alcuni particolari sono perfettamente a fuoco ed altri no, con un tipico effetto riscontrabile nella moderna tecnica fotografica.
L’estrema vividezza e qualità dei colori nei dipinti di Vermeer, tuttora riscontrabile, è dovuta alla grande cura posta dall’artista nella preparazione dei colori ad olio e nell’estrema ricercatezza dei migliori pigmenti rintracciabili all’epoca. Esempio di tale qualità è il largo uso che Vermeer fece del costosissimo blu oltremare, ottenuto dal lapislazzuli, utilizzato in tutti i suoi dipinti non solo in purezza, ma anche per ottenere sfumature di colore intermedie. Non rinunciò ad usare questo pigmento dal costo proibitivo anche negli anni in cui versava in pessime condizioni economiche.
Nelle sue opere è dunque presente una eccezionale unità atmosferica. “La vita silenziosa delle cose appare riflessa entro uno specchio terso; dal diffondersi della luce negli interni attraverso finestre socchiuse, dal gioco dei riflessi, dagli effetti di trasparenze, di penombre, di controluce…”


Oblio critico e i falsi Vermeer:
 Nota e controversa è la proliferazione sui mercati d’arte di inizio ‘900 di falsi dipinti di Vermeer, dovuti ad uno dei più noti falsari del secolo scorso, l’olandese Han van Meegeren. Questo abilissimo falsario, utilizzando le stesse tecniche pittoriche dell’artista, creò numerosi dipinti con composizioni del tutto originali riuscendo a spacciarli come opere autentiche di Vermeer, tanto che molti famosi collezionisti ed alcuni dei più importanti musei d’Europa acquisirono questi dipinti nelle proprie collezioni.
Questo eclatante fenomeno fu certamente facilitato dalla curiosa mancanza di fonti documentali e di studi approfonditi dell’opera e della figura dell’artista olandese, che fino a metà Ottocento versava in un anomalo oblio, che aveva fatto perdere quasi traccia della vicenda artistica del pittore. Infatti, la moderna fortuna critica di Vermeer ha inizio solo con l’attenzione postagli quasi a fine Ottocento dello studioso francese Théophile Thoré-Bürger. Da questo punto in poi, la sua figura sarà sottoposta a costanti e crescenti attenzioni critiche e pubbliche, fino ad acquisire l’attuale fama internazionale.


Opere:
 La lattaia, Rijksmuseum, Amsterdam
Donna in azzurro che legge una lettera, Rijksmuseum, Amsterdam
Lettera d’amore, Rijksmuseum, Amsterdam
Stradina di Delft, Rijksmuseum, Amsterdam
Veduta di Delft, Mauritshuis, L’Aia
Ragazza col turbante ovvero Ragazza con l’orecchino di perla, Mauritshuis, L’Aia
Diana e le ninfe, Mauritshuis, L’Aia
La merlettaia, Museo del Louvre, Parigi
L’astronomo, Museo del Louvre, Parigi
Donna in piedi alla spinetta ovvero ‘al virginale’, National Gallery, Londra
Donna seduta alla spinetta, National Gallery, Londra
Lezione di musica (Vermeer), Buckingham Palace, Londra
Suonatrice di chitarra, Kenwood House, Londra
Donna che scrive una lettera alla presenza della domestica, National Gallery of Ireland, Dublino
Cristo in casa di Marta e Maria, National Gallery of Scotland, Edimburgo
Donna con collana di perle, Staatliche Museen, Berlino
Bicchiere di vino, Staatliche Museen, Berlino
Il geografo, Städelsches Kunstinstitut, Francoforte sul Meno
Allegoria della pittura, Kunsthistorisches Museum, Vienna
Mezzana, Staatliche Gemäldegalerie, Dresda
Fanciulla con bicchiere di vino, Herzog Anton Ulrich Museum, Brunswick
Fantesca che porge una lettera (Mistress and Maid), Frick Collection, New York
Soldato con ragazza sorridente, Frick Collection, New York
Concerto interrotto, Frick Collection, New York
Giovane donna seduta al virginale, Collezione privata, New York[6]
Giovane donna assopita, Metropolitan Museum of Art, New York
Giovane donna con una brocca d’acqua, Metropolitan Museum of Art, New York
Allegoria della fede, Metropolitan Museum of Art, New York
Ragazza con velo, Metropolitan Museum of Art, New York
Suonatrice di liuto, Metropolitan Museum of Art, New York
Pesatrice di perle, National Gallery of Art, Washington
Donna che scrive una lettera, National Gallery of Art, Washington
Fanciulla con cappello rosso, National Gallery of Art, Washington
Fanciulla con flauto, National Gallery of Art, Washington
Concerto a tre, Isabella Stewart Gardner Museum, Boston
Santa Prassede, Barbara Piasecka Johnson Collection, Princeton



La Ragazza con l’orecchino di perla o Ragazza col turbante è uno dei più famosi quadri di Jan Vermeer.
Pare che l’artista olandese lo abbia dipinto fra il 1665 ed il 1666 (secondo alcune fonti in anni ancora successivi). Dipinto ad olio su tela, misura 44,5 × 39 cm ed è conservato al Mauritshuis dell’Aia.


Il dipinto:
 Raffigura una fanciulla volta di tre quarti. Colpisce in particolar modo l’espressione estatica, assolutamente languida ed ammaliante (secondo alcuni carica anche di un innocente erotismo), dello sguardo della giovane modella: sembra sia stato lo stesso Vermeer a chiedere alla ragazza, posta di fronte alla grande finestra illuminata dalla luce naturale del suo atelier, di voltare il capo più volte lentamente, tenendo socchiuse le labbra per produrre questo effetto.
La suggestiva leggenda che circonda questo quadro – e che colora con una punta di sentimentalismo la biografia di un grande pittore del quale si sa tuttora ben poco, e che poco ha lasciato: una trentina di dipinti in tutto e tutti di piccole dimensioni – è stata rievocata per la letteratura nel 1986 dal libro La ragazza col turbante (tradotto in nove lingue) della scrittrice Marta Morazzoni e poi anche nel 2003 per il cinema da un film dal titolo La ragazza con l’orecchino di perla, interpretato dall’attrice Scarlett Johansson ed ispirato al romanzo omonimo del 1999 della scrittrice Tracy Chevalier.

La perla:
 L’orecchino con perla del quadro, che cattura quasi da solo la centralità della luce di cui è pervaso il dipinto, è di grandi dimensioni e a forma di goccia. Sebbene la ragazza che lo indossa appaia di modeste condizioni, tale monile era al tempo di Vermeer prerogativa delle dame aristocratiche dell’alta borghesia.
La perla è disegnata utilizzando solo due pennellate a forma di goccia separate l’una dall’altra: è l’occhio umano che ha l’illusione di vedere l’intera perla.
Nel XVII secolo le perle erano una preziosa rarità: venivano importate dall’estremo oriente. Nel caso della perla raffigurata nel dipinto, si tratta di un esemplare di grandi dimensioni che, a parere di alcuni studiosi, in natura non esisterebbe. Un aspetto misterioso e leggendario del dipinto, al pari di quello che lo vorrebbe ricavato da una immagine fotografica (si vuole che Vermeer compisse esperimenti con le prime apparecchiature allo studio per riprodurre immagini).


-MIKAELA!!

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