Titolo: La ragazza
con l'orecchino di perla
Titolo
originale: Girl with a Pearl Earring
Autore: Tracy
Chevalier
1ª ed. originale: 1999
1ª ed. italiana: 2000
Genere: romanzo
Sottogenere:storico
Lingua originale: inglese
Edizione: Neri Pozza
''Sorrideva, e quando
sorrideva il suo viso era come una finestra spalancata.''
Delft, Olanda, XVII
secolo. La vita scorre tranquilla nella prospera città olandese: ricchi e
poveri, cattolici e protestanti, signori e servi, ognuno è al suo posto in un
perfetto ordine sociale. Così, quando viene assunta come domestica in casa del
celebre pittore Johannes Vermeer, Griet, una bella ragazza di sedici anni,
riceve con precisione il suo compito: dovrà accudire con premura i sei figli
dell'artista, non urtare la suscettibilità della scaltra suocera e,
soprattutto, non irritare la sensuale, irrequieta, moglie del pittore e la sua
gelosa domestica privata. Inesorabilmente, però, le cose andranno in modo
diverso... Griet e Johannes Vermeer, divideranno complicità e sentimenti,
tensione e inganni.
"Non è il quadro
che è cattolico o protestante", spiegò, " ma chi lo guarda, e quello
che lui si aspetta di vedere. Un quadro in una chiesa è come una candela in una
stanza buia: serve a vedere meglio. E' il ponte tra noi e Dio. Ma non è una
candela protestante o cattolica. E' una candela e basta."
Da amante della storia quale sono questo libro non poteva
non piacermi. Ho apprezzato molto l’accurata ricostruzione di usi, costumi,
tradizioni, quotidianità del XVII secolo in terra d’Olanda.
Molto bello dico davvero. Una storia intrigante
e…sconvolgente! Prima di leggere il libro non conoscevo la storia, non sapevo
che esisteva un film basato sul libro e non
immaginavo di esserne attratta
così intensamente.
“I suoi occhi si
fermarono su di me come una farfalla su un fiore, e non potei non arrossire.”
La lettura è abbastanza semplice, di solito nei libri
classici o basati su storie classiche, il linguaggio è pesante e ci vuole un
vocabolario vicino per capire a pieno ciò che si legge. Con questo invece è
come se l’autrice fosse una mia vecchia amica e mi raccontasse una storia che
aveva sentito dai nonni.
"L'innocenza di
una serva, le ossessioni di un artista... un' avvincente romanzo sulla natura dell' amore e dell'
arte, che evoca meravigliosamente la vita del sedicesimo secolo"
Insomma mi sono ritrovata in questa piccola città, con poca
gente e molte chiacchiere, con abiti antichi e caratteri forti. Ero io quella
che pulivo, piangevo, mi fermavo a pensare con i piedi fermi sopra la stella a
otto punte, facevo io la spesa per i padroni; è stato come se ad un tratto
fossi stata teletrasportata in questa città e guardavo la storia andare avanti
mentre passeggiavo con loro al mercato delle carni o del pesce o mentre aiutavo
Griet a lavare i panni.
Non so come descrivere ciò che mi ha trasmesso il libro
perché è complicato anche per me, vi spiego: ciò che ho letto, ciò che ho
immaginato non mi sembra vero, mi sentivo in colpa per le monellerie di
Cornelia, anzi avrei voluto essere lì per dargliene quattro, oltre a questo
però c’era l’amore per Pieter, la passione di Vermeer e la famiglia povera ma
felice, ma allo stesso tempo non mi sento di far parte in questa storia perché
c’è troppo dolore, un dolore atroce che ti apre il petto in due e ti strappa il
cuore mentre ancora batte.
“Le donne dei suoi
quadri… lui le tira dentro nel suo mondo. Tu ti ci potresti perdere.”
Non so se esserne attratta e felice e di rileggerlo altre
cento volte o di lasciare che prenda polvere. (ok forse lo leggerò altre tre
volte :D) Lo so in questo commento non sono coerente, ma non riesco ad
immaginare una vita come quella di Griet, tra amore e odio, false speranze e
dolore. Ma vorrei vivere quella vita per assaporare ogni minimo istante, per
conoscere Vermeer, per dipingere insieme a lui i suoi quadri pieni di segreti.
“La schiena di una
domestica fa sempre male. Questo è il destino delle domestiche.”
Un libro che mi ha lasciato molte ferite aperte ed alcuni
ormai pronte alla guarigione.
Consiglio di leggerlo certo, consiglio di leggere il libro e
in seguito vedere il film (a breve recensione film) e magari di commentare
insieme ciò che ci ha trasmesso.
Finito di leggere ho cercato subito delle informazioni sui
quadri, l’artista, la famiglia e tanto altro, ma non si conosce quasi nulla. La
lettura mi ha trasmessa una curiosità pazzesca per i quadri che adesso non
riesco a smettere di cercarli su internet ed ammirarli attraverso lo schermo.
Infine, penso e credo che l’autrice del libro dopo aver
finito di scriverlo, è rimasta sulla sedia a contemplare il tutto, come del
resto ho fatto io.
“Si, bè la vita è una
cosa assurda. Ma se si vive abbastanza a lungo, non ci si sorprende di nulla.”
Lo so ho messo più citazione e frasi del libro più del
dovuto ma già con esse capite ciò che trasmette l’amore per il libro e per la
lettura!!
Nonostante fosse di famiglia protestante, sposò una giovane
cattolica, Catherina Bolnes, nell’aprile del 1653. Fu un matrimonio sfortunato:
oltre alle differenze religiose, la famiglia della donna era più ricca di
quella di Vermeer. Sembra che egli stesso si fosse convertito prima del
matrimonio, poiché i figli ebbero nomi di santi cattolici piuttosto che dei
suoi genitori: inoltre, uno dei suoi dipinti, l’Allegoria della fede,
rispecchia la fede nell’Eucaristia, ma non si sa se si riferisca a quella
dell’artista o del committente.
Qualche tempo dopo le nozze, la coppia si trasferì dalla
madre di Catherina, Maria Thins, una vedova benestante, che viveva nel
quartiere cattolico della città: qui Vermeer avrebbe vissuto con la famiglia
per tutta la vita. Maria ebbe un ruolo fondamentale nella vita del pittore: non
solo la prima nipote venne chiamata con il suo stesso nome, ma anche usò la
propria rendita per sostenere il genero che cercava di imporsi nel mondo
dell’arte. Johannes e la moglie ebbero in tutto quattordici figli, tre dei
quali morirono prima del padre.
La carriera:
Nel 1662 Vermeer venne eletto capo della Gilda e confermato
anche negli anni successivi, segno che era considerato un rispettabile
cittadino. Tuttavia, nel 1672 una pesante crisi finanziaria, provocata
dall’invasione francese della Repubblica Olandese, provocò un crollo delle
richieste di beni di lusso come i dipinti e, di conseguenza, gli affari di
Vermeer come artista e mercante ne risentirono, costringendolo a chiedere dei
prestiti.
Alla sua morte nel 1675, Vermeer lasciò alla moglie e ai
figli poco denaro e numerosi debiti. In un documento, la moglie attribuisce la
morte del marito allo stress dovuto ai problemi economici. Catherina chiese al
Consiglio cittadino di prendere la casa e i dipinti del marito come pagamento
dei debiti: diciannove opere rimasero a Catherina e Maria, e di queste, alcune
furono vendute per pagare i creditori.
Tecnica:
Non ci sono disegni attribuibili con certezza all’artista e
i suoi quadri presentano pochi indizi dei suoi metodi preparatori.
Nel libro Il segreto svelato, il noto pittore inglese David
Hockney, rifacendosi ai numerosi studi sull’utilizzo di strumenti ottici nella
Pittura fiamminga, sostiene che Vermeer, come molti altri pittori della sua
epoca, facesse largo uso della camera oscura per definire l’esatta fisionomia
dei personaggi raffigurati e la precisa posizione degli oggetti nella
composizione dei dipinti. Secondo la “tesi Hockney-Falco” (dal nome del pittore
inglese e del fisico americano Charles M. Falco, che l’hanno resa celebre),
l’utilizzo di questo strumento ottico giustificherebbe ampiamente la mancanza
di disegni preparatori precedenti ai dipinti di straordinaria precisione
“fotografica” e fisiognomica di molti artisti fiamminghi, come Van Eyck, e successivamente
di epoca barocca, come Caravaggio o Velázquez, ed appunto dello stesso artista
olandese. Ma soprattutto, secondo tale tesi, l’uso della “camera oscura”
spiegherebbe anche alcuni dei sorprendenti effetti di luce dei quadri di
Vermeer, in particolare i curiosi effetti “fuori fuoco” che si riscontrano in
taluni dei suoi capolavori, dove alcuni particolari sono perfettamente a fuoco
ed altri no, con un tipico effetto riscontrabile nella moderna tecnica
fotografica.
L’estrema vividezza e qualità dei colori nei dipinti di
Vermeer, tuttora riscontrabile, è dovuta alla grande cura posta dall’artista
nella preparazione dei colori ad olio e nell’estrema ricercatezza dei migliori
pigmenti rintracciabili all’epoca. Esempio di tale qualità è il largo uso che
Vermeer fece del costosissimo blu oltremare, ottenuto dal lapislazzuli,
utilizzato in tutti i suoi dipinti non solo in purezza, ma anche per ottenere
sfumature di colore intermedie. Non rinunciò ad usare questo pigmento dal costo
proibitivo anche negli anni in cui versava in pessime condizioni economiche.
Nelle sue opere è dunque presente una eccezionale unità
atmosferica. “La vita silenziosa delle cose appare riflessa entro uno specchio
terso; dal diffondersi della luce negli interni attraverso finestre socchiuse,
dal gioco dei riflessi, dagli effetti di trasparenze, di penombre, di
controluce…”
Oblio critico e i falsi Vermeer:
Questo eclatante fenomeno fu certamente facilitato dalla
curiosa mancanza di fonti documentali e di studi approfonditi dell’opera e
della figura dell’artista olandese, che fino a metà Ottocento versava in un
anomalo oblio, che aveva fatto perdere quasi traccia della vicenda artistica
del pittore. Infatti, la moderna fortuna critica di Vermeer ha inizio solo con
l’attenzione postagli quasi a fine Ottocento dello studioso francese Théophile
Thoré-Bürger. Da questo punto in poi, la sua figura sarà sottoposta a costanti
e crescenti attenzioni critiche e pubbliche, fino ad acquisire l’attuale fama
internazionale.
Opere:
Donna in azzurro che legge una lettera, Rijksmuseum,
Amsterdam
Lettera
d’amore, Rijksmuseum, Amsterdam
Stradina di
Delft, Rijksmuseum, Amsterdam
Veduta di Delft, Mauritshuis, L’Aia
Ragazza col turbante ovvero Ragazza con l’orecchino di
perla, Mauritshuis, L’Aia
Diana e le ninfe, Mauritshuis, L’Aia
La merlettaia, Museo del Louvre, Parigi
L’astronomo, Museo del Louvre, Parigi
Donna in piedi alla spinetta ovvero ‘al virginale’, National
Gallery, Londra
Donna seduta alla spinetta, National Gallery, Londra
Lezione di musica (Vermeer), Buckingham Palace, Londra
Suonatrice di chitarra, Kenwood House, Londra
Donna che scrive una lettera alla presenza della domestica,
National Gallery of Ireland, Dublino
Cristo in casa di Marta e Maria, National Gallery of
Scotland, Edimburgo
Donna con collana di perle, Staatliche Museen, Berlino
Bicchiere di vino, Staatliche Museen, Berlino
Il geografo, Städelsches Kunstinstitut, Francoforte sul Meno
Allegoria della pittura, Kunsthistorisches Museum, Vienna
Mezzana, Staatliche Gemäldegalerie, Dresda
Fanciulla con bicchiere di vino, Herzog Anton Ulrich Museum,
Brunswick
Fantesca
che porge una lettera (Mistress and Maid), Frick Collection, New York
Soldato con ragazza sorridente, Frick Collection, New York
Concerto
interrotto, Frick Collection, New York
Giovane donna seduta al virginale, Collezione privata, New
York[6]
Giovane donna assopita, Metropolitan Museum of Art, New York
Giovane donna con una brocca d’acqua, Metropolitan Museum of
Art, New York
Allegoria
della fede, Metropolitan Museum of Art, New York
Ragazza con
velo, Metropolitan Museum of Art, New York
Suonatrice
di liuto, Metropolitan Museum of Art, New York
Pesatrice
di perle, National Gallery of Art, Washington
Donna che
scrive una lettera, National Gallery of Art, Washington
Fanciulla
con cappello rosso, National Gallery of Art, Washington
Fanciulla
con flauto, National Gallery of Art, Washington
Concerto a tre, Isabella Stewart Gardner Museum, Boston
Santa Prassede, Barbara Piasecka Johnson Collection,
Princeton
La Ragazza con l’orecchino di perla o Ragazza col turbante è
uno dei più famosi quadri di Jan Vermeer.
Pare che l’artista olandese lo abbia dipinto fra il 1665 ed
il 1666 (secondo alcune fonti in anni ancora successivi). Dipinto ad olio su
tela, misura 44,5 × 39 cm ed è conservato al Mauritshuis dell’Aia.
Il dipinto:
La suggestiva leggenda che circonda questo quadro – e che
colora con una punta di sentimentalismo la biografia di un grande pittore del
quale si sa tuttora ben poco, e che poco ha lasciato: una trentina di dipinti
in tutto e tutti di piccole dimensioni – è stata rievocata per la letteratura
nel 1986 dal libro La ragazza col turbante (tradotto in nove lingue) della
scrittrice Marta Morazzoni e poi anche nel 2003 per il cinema da un film dal
titolo La ragazza con l’orecchino di perla, interpretato dall’attrice Scarlett
Johansson ed ispirato al romanzo omonimo del 1999 della scrittrice Tracy
Chevalier.
La perla:
La perla è disegnata utilizzando solo due pennellate a forma
di goccia separate l’una dall’altra: è l’occhio umano che ha l’illusione di
vedere l’intera perla.
Nel XVII secolo le perle erano una preziosa rarità:
venivano importate dall’estremo oriente. Nel caso della perla raffigurata nel
dipinto, si tratta di un esemplare di grandi dimensioni che, a parere di alcuni
studiosi, in natura non esisterebbe. Un aspetto misterioso e leggendario del
dipinto, al pari di quello che lo vorrebbe ricavato da una immagine fotografica
(si vuole che Vermeer compisse esperimenti con le prime apparecchiature allo
studio per riprodurre immagini).-MIKAELA!!
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